Il Benemerito di oggi ha 48 anni di tessera, è stato membro del CDS per diversi anni, OT sezionale e vanta nel suo palmares un premio Barcaccia e un premio Criminesi.
Ciao Gabriele, come prima cosa volevamo sapere come ti sei avvicinato all’arbitraggio?
Giocavo a calcio, ma non ero particolarmente forte, avevo iniziato a giocare a 18 anni. Non mi divertivo molto, poi sono andato a lavorare ad Ancona e passando per il centro ho visto “Vieni a fare l’arbitro, un modo diverso di fare sport”, ho iniziato a fare il corso. C’era Renato Bonetti presidente e mi è piaciuto subito il percorso che avevo intrapreso.
Com’è cambiato nel tempo essere un arbitro?
Considero un punto di forza aver avuto la Sezione nel centro della città, in questo modo i ragazzi passavano spesso, a livello geografico era molto attrattiva; la presenza sia degli organi tecnici che dei ragazzi la rendeva viva.
La Sezione è la culla dell’arbitro, ci si raccontano le esperienze di campo e personali.
Quando ero organo tecnico avevo la possibilità di dare dei suggerimenti ai ragazzi per poterli aiutare nel loro percorso di crescita.
Anche il rapporto con gli altri OT era bellissimo, si stava tanto tempo insieme a lavorare sulle designazioni e dopo, terminati i lavori, si mangiava insieme.
Ci racconti qualcosa della tua esperienza da nazionale nel calcio a 5?
Nel calcio a 11 ho fatto la Promozione (ai tempi non c’era l’eccellenza e la categoria successiva erano gli scambi), me la giocavo per salire ma non ci sono mai riuscito (in quegli anni sono passati arbitri come Montebelli e Brignoccoli).
Mi sono buttato allora nel calcio a 5, mi hanno proposto al Nazionale e ho fatto 4 anni.
Ai raduni a Coverciano condividevo la camera con Gilberto Sacchi, quella camera lì però, quando si radunava la Nazionale, era quella di Tardelli e Cabrini!
Essere al nazionale mi ha dato la possibilità di viaggiare e di vedere l’Italia.
Senti che essere un arbitro ti abbia dato qualcosa in più nella vita quotidiana?
In campo un arbitro decide in poco tempo e può anche sbagliare, ma questo ti insegna ad essere equilibrato quando devi prendere delle decisioni per la tua vita. Mi ha aiutato ad essere più riflessivo, a cercare di ragionare e ad essere meno impulsivo.
Mi divertivo in quello che facevo, non ho mai contestato i miei OT perché non mi hanno promosso.
Ripensando al mio percorso devo dire che anche se non sono stato nelle massime categorie mi sono divertito tanto.
Un consiglio per i nostri arbitri?
L’arbitro bravo è quello che sbaglia meno, per fare questo è necessario allenarsi tanto e conoscere a menadito il regolamento. La terza cosa importante secondo me è l’intuizione e quella purtroppo o ce l’hai o non ce l’hai.
Matteo Varagona