Aldo Nicolini
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Aldo Nicolini è stato il “padre” per eccellenza di tutti gli arbitri marchigiani. Era chiamato “il colonnello” per il suo aspetto, ma è stato persona di una bontà infinita, riconosciutagli da tutti.
E’ stato CAR Marche per più di vent’anni e sotto la sua guida sono approdati a livello nazionale tanti arbitri (Monti e Mattei per tutti).
Funzionario della Banca Commerciale, era famoso per il suo cappotto di cammello (che allora era indice di distinzione e di classe) e perchè fumava le sigarette con un bocchino d’osso. Aveva un aspetto che incuteva soggezione ma, come già detto, era persona di una umanità incredibile. Sono tanti gli esempi che si potrebbero fare da questo punto di vista. Veniva chiamato da tutti “cavaliere”, con grande rispetto.
Grande difensore degli arbitri, sempre ed in ogni occasione, anche quando sbagliavano nel comportamento, salvo poi convocarli e convincerli dell’inopportunità delle loro azioni.
Ha portato avanti la Car in tempi difficili, è stato grandemente apprezzato a livello nazionale e ha avuto importanti riconoscimenti. Dopo la sua scomparsa, per alcuni anni è stato anche assegnato, dalla Presidenza AIA, un premio alla sua memoria.
Tanti sono stati i dirigenti, sia sezionali che regionali, che si sono succeduti, ma sicuramente Aldo Nicolini rappresenta un mito.
ANEDDOTO: Assegna la gara di scambio con l’Abruzzo Celano-Popoli (erano, allora, campi violenti) a Centore, il quale rifiuta dicendogli: “Cavaliere, là deve andare ad arbitrare chi ha ammazzato il padre e la madre”.
Eravamo nella sede di via Cadorna in una stanzetta, una decina di arbitri, fra i quali anche Monti, Soravia e tale Cubattoli, detto “occhio nero”, che era una vittima (anno 1962). Stavamo aspettando che Nicolini (che stava parlando nella sua stanza con alcuni dirigenti di società che si lamentavano degli arbitri) consegnasse le designazioni: quella volta si faceva così. Ad un certo momento chiudiamo fuori, nel terrazzino, Cubattoli.
Era gennaio, un freddo polare. Cubattoli dopo circa mezz’ora rompe il vetro con un grande fracasso. Accorrono tutti e noi ce la svigniamo di corsa già per le scale. Quando torniamo, grande ramanzina di Nicolini, che, come sappiamo, era un fuoco di paglia: “che figura mi avete fatto fare con i dirigenti di società. Voi qui dentro ancora non ci avete neanche pisciato!”. Per la verità, prima del fatto, per “scherzo”, avevamo riempito le coppe del Comitato Figc che erano sopra gli armadi…
Convoca Giovanni Rosati che aveva rotto, con una cassettata, la testa di un giocatore che voleva aggredirlo. Nani Rosati si aspetta una sospensione, invece Nicolini gli dice “Ti do un premio”.